Mi succede da quando sono stata quei magici 3 mesi a New York.
Il viaggio più bello della mia vita.
Non mi capita spesso di parlare di New York.
Anzi non ne parlo quasi mai, per non tirarmela, credo, per ricordare a me stessa che sì, sono stata a New York, ma nella realtà continuo a essere una ragazza di provincia, una strana ragazza di provincia.
Forse il punto è che sono egocentrica.
O forse il punto è semplicemente che non mi sono ancora capita del tutto, che devo ancora lavorare su me stessa, come dicono quelli che lo fanno e che lo fanno fare agli altri.
Oggi ho risentito una mia amica, Camila.
Camila è una ragazza dolcissima, una colombiana che ha vissuto 2 anni a New York per studiare recitazione e diventare un'attrice, il sogno della sua vita.
La persona che, forse suo malgrado, ha costituito una delle svolte della mia vita, l'unica che mi abbia fatto capire una volta per tutte che se si desidera qualcosa, se lo si desidera profondamente, di solito un motivo c'è.
E' stato grazie a lei che ho deciso di trattare la mia immaginazione eccessiva e a volte un po' malata come una fonte di guadagno (si spera, prima o poi) e non di angoscia.
Di cercare di realizzare il MIO sogno: fare la regista.
In realtà oggi vedo che la cosa che amo di più e che ancora mi viene meglio è scrivere: mi siedo davanti al computer e lascio che si apra il collegamento diretto testa-mani, che le parole si compongano quasi automaticamente tramite le mie dita. Che sgorghino fuori.
Come acqua.
Ad ogni modo, qualcosa nell'aria sta cambiando: prima ho imparato che sguazzare in certe acque è tutt'altro che facile, soprattutto se si cerca di essere persone vere e non fantocci, e poi che non è tutto oro quello che luccica.
Ci sono ancora mooooooooolte lezioni che devo imparare, c'è quell'impeto che mi freme dentro come un animale selvatico che prima o poi dovrò decidermi a domare per avere un po' di pace, c'è la mia immensa presunzione, quella di essere una persona speciale, che va ridotta ai minimi termini così come la mia atavica pigrizia, ma c'è anche la sensazione che qualcosa si stia posando, lieve, come neve direbbe Zucchero, su ogni paura, su ogni ferita, su ogni rimpianto.
Che la muta sia finalmente iniziata.
Magari mi sbaglio, ma spero proprio di no.
Aspetto da tanto tempo questo momento.
Ora ho un cane.
E' strano, ma avere a che fare con un essere vivente più fragile di te ti mette di fronte alla tua vera natura...
Tutti i componenti della mia famiglia sembrano essersi rincoglioniti, io compresa: non mi sentivo così zuccherosa dai tempi delle medie, quando raccattavo gatti randagi da ogni marciapiede.
Eppure c'è anche qualcosa di estremamente vero e consolante in tutto questo, mi si perdoni la melensaggine e/o la scontatezza; qualcosa di estremamente buono e giusto, ossia la voglia incontenibile che tutti quanti avevamo di amare qualcuno, gratuitamente, senza avere nulla in cambio.
E allora, ecco, per una volta a Natale mi sento più buona sul serio. E, no davvero, non è merito della religione cattolica, cosa che per la sottoscritta costituisce sempre una gran soddisfazione. Ma questo è un altro discorso.
Mi sento meno riottosa, meno incazzata, meno presa male, nonostante tutto vada bene.
Eh sì, nonostante, perchè di solito quando le cose vanno bene sono talmente incasinata che cerco un qualunque motivo per trovarci dentro anche del male...perchè se le cose vanno bene significa che prima o poi andranno male, è come quando si pensa all'estate o al capodanno più belli della nostra vita e ci si rende conto che QUEI momenti sono passati, che non torneranno più, che tutte le estati e i capodanni venuti dopo e che devono ancora venire non saranno mai abbastanza belli, non saranno mai all'altezza.
E invece stavolta no, stavolta mi sento come se potesse succedere ancora tutto.
Ma sì, sono più grande e più disillusa, ma forse ci sono cose, piccole cose, che posso contribuire a cambiare...forse ci sono posti dove posso sentirmi semplicemente "apposto", solo che non ci sono ancora andata.
Forse.
Things are different.
Nessun commento:
Posta un commento